Filtri a prova di fumo: i 5 problemi più comuni

In questa puntata del ONE A WEEK affrontiamo i quesiti che sorgono quando ci troviamo a dover dimensionare dei locali filtro a prova di fumo. A oggi risulta uno degli argomenti non completamente coperti a livello tecnico e normativo in Italia, quindi, si crea spesso confusione.

Come nelle altre puntate di questa rubrica, ho selezionato 5 domande prendendo spunto dalle problematiche più comuni sui filtri fumo che ho individuato nel corso delle mie consulenze a professionisti del settore.

DOMANDA 1

Cosa è cambiato con il DM 18/10/2019?

Il Codice (DM 18/10/2019) permette la realizzazione di un filtro secondo le tre tipologie dimensionali:

  1. l’area di 1 m2 verso l’esterno
  2. una canna a tiraggio naturale di 0,1 m2
  3. la messa in pressione per mezzo di una unità ventilante

Soprassedendo sulla mia personale titubanza sul funzionamento delle varie soluzioni a tiraggio “naturale”, posso ricordare che queste erano già previste dai precedenti DM.

La sostanziale novità stà nel fatto che, probabilmente non potendo abbandonare queste soluzioni non propriamente efficaci, almeno è stata imposta la realizzazione di un camino che immetta l’aria oltre a quello di estrazione della stessa, quindi, in qualche modo, effettuare un ciclo di lavaggio all’interno del locale filtro.

RISPOSTA: il filtro deve essere dotato di camino per lo smaltimento dei fumi e di una presa di aria esterna adeguatamente progettata, cioè con area netta di passaggio ≥ 0,1 m2.

DOMANDA 2

Ho notato delle sue titubanze in queste soluzioni, quale delle 3 è quella che le dà sicurezza?

Parlando onestamente, vedendo un po’ di scenari di incendio, avere questi localini minuscoli che per qualche assoluta ragione, dovrebbero fermare la diffusione dei fumi da un comparto in cui si stà sviluppando l’incendio mi lascia molto perplesso.

Non voglio fare polemica e nè sminuire il lavoro di nessuno, ma credo sia una modalità che ci stiamo ereditando dagli anni 80 e che non ha molto senso se non per abitudine. Sul panorama europeo queste applicazioni non vengono permesse.

Non posso parlare di soluzioni che mi danno sicurezze, al massimo, una soluzione che mi crea meno incertezze. Io non voglio prendere neanche in esame le canne definite shunt o questi camini che chissà in che modo lavorano, a prescindere dalle dimensioni del filtro, dal rischio e dalla fisica tecnica.

La soluzione di pressurizzare un volume almeno obbliga ad un calcolo delle permeabilità del locale e sfrutta uno dei tre principi dello Smoke Management, che è la differenza di pressione tra ambienti.

RISPOSTA: Sono sistemi poco credibili da un punto di vista tecnico, l’unico che mi rasserena un po’ è la messa in pressione per creare un salto tra ambienti di almeno 30 Pa.

DOMANDA 3

Come posso dimensionare un filtro in sovrappressione?

Ci sono delle normative europee che consentono di calcolare le dispersioni dell’involucro edilizio, quindi l’aria che occorre per sopperire tali perdite.

Una normativa molto diffusa ed ormai accettata è la UNI EN 12101-6 in quanto ha delle tabelle riportanti i parametri in funzione della tipologia di costruzione.

Questa norma non riguarda i locali filtri fumo come li intendiamo in Italia, cioè come protezione passiva per la protezione della scala, ma è comunque un valido strumento.

Naturalmente la realtà può differire da tali parametri, ma per fortuna, i collaudi occorrono proprio a colmare queste differenze e ad aumentare la garanzia di avere un sistema efficace.

Risposta: E’ possibile utilizzare le indicazioni date dalla UNI EN 12101-6 per il controllo delle portate atte a sopperire le perdite del locale filtro.

DOMANDA 4

L’utilizzo di porte certificate Sa per la tenuta dei fumi freddi ha effetto sul calcolo della sovrappressione?

Certamente ha effetto.

Queste tipologie di componenti hanno minori trafilamenti d’aria; in questo caso è necessario valutare in fase di progetto la dispersione in modo più accurato possibile.

Il corretto livello di fessurazione delle porte è dato principalmente dall’area creata nel sottosoglia.

Una pratica che vedo utilizzare più frequentemente ed in modo piuttosto esteso è quella di considerare i 3 lati della porta dove ho guarnizione praticamente a tenuta e concentrare la perdita nel sottosoglia.

Risposta: Naturalmente questi componenti, avendo una tenuta più alta ai fumi freddi, incidono sul calcolo della dispersione del filtro, concentrerei l’attenzione sulla perdita del sottosoglia.

DOMANDA 4

Cosa si può fare quando non è possibile realizzare filtri a prova di fumo?

Capisco che non sempre sia plausibile realizzare un filtro a prova di fumo per problemi di ingombri, passaggio, etc. etc.

La realizzazione di tali tipologie non è tuttavia l’unica soluzione.

Lo stesso Codice di Prevenzione Incendi ci aiuta nella determinazione di soluzioni conformi alla protezione degli ambienti dal fumo, non dimentichiamoci che sono soluzioni di protezione passiva.

Possiamo sostituire la presenza di un locale filtro con:

  • l’installazione di un SEFC in uno degli ambienti
  • separando fisicamente i locali con spazi scoperti
sefc

Risposta: Realizzando impianti di protezione attiva nei locali da proteggere con soluzioni di Smoke Management .


Non perdere il prossimo articolo della rubrica ONE A WEEK!

Disclaimer

Le informazioni presentate in questo blog potrebbero non essere aggiornate in base alle normative attuali, per loro natura mutevoli. Si consiglia vivamente di verificare l'attualità delle informazioni presso fonti ufficiali prima di prendere decisioni basate su quanto riportato qui.

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